Progetto Per Sé

  • Progetto Per Sé
  • Chi sono
  • Aree Cliniche
    • Aree Cliniche
    • Adolescenti e giovani adulti
    • Adulti
    • Coppie
  • Metodo
  • Contatti
  • Blog
  • FR
    • Projet Pour Soi
    • À propos
    • Domaines cliniques
      • Domaines cliniques
      • Adolescents et jeunes adultes
      • Adultes
      • Couples
    • Méthode
    • Contact
  • EN
    • A Project For Yourself
    • About me
    • Clinical areas
      • Clinical areas
      • Adolescents and young adults
      • Adults
      • Couples
    • Method
    • Contacts

Gioia

11 aprile 202011 aprile 2020da studiosilviamartinelligmailcom

Da dove viene la gioia? Dove si trova? Come la si conquista? Come la si trattiene per non farla andare via?
Non esiste una risposta univoca e sempre valida a queste domande. Eppure sulla gioia scrivono in tanti… Alcuni hanno indagato le basi neurobiologiche di quello che accade quando si gioisce, altri hanno spiegato quali cibi, quali ambienti, quali circostanze sono i più adatti per ricreare questa emozione.
Ricercandone l’etimologia, si scopre che probabilmente il significato iniziale della parola “gioia” era riferito a qualcosa di concreto, legato al gioco e al gioiello, che producono piacere, diletto e letizia. Solo in seguito avrebbe acquisito il significato simbolico che conosciamo: ciò che rallegra e piacevolmente commuove. Da notare come la gioia, condizione transitoria, differisca dalla felicità. Quest’ultima rimanda al soddisfacimento dei propri desideri e obiettivi, quindi con un’ottica più di lungo termine. Per questa ragione, si tratta di un’esperienza diversa dall’emozione più fulminea, concisa e sfuggente che è la gioia.

Mi stupisce sempre come la gioia sia così piacevole, così dolce da assaporare ma così volatile: ogni volta che capita veniamo colti un po’ di sorpresa e, tempo di realizzare cosa succede, di goderselo un pochino, puf! La gioia è già finita. Come se nella sua essenza questa emozione fosse effimera, come una zaffata di profumo, buonissima, a volte molto intensa, a cui però basta poco per svanire, qualcosa che non si può acciuffare in maniera definitiva. Un’emozione che svanisce in fretta, o comunque troppo presto, che non basta mai a chi l’ha provata almeno una volta.

Allora ci affanniamo a ricercarla, a creare le condizioni per sentirla di nuovo, a costruire fonti di gioia sicura: ognuno di noi immagina che se si mangerà quel determinato piatto, si recherà in quel luogo specifico, praticherà quello sport, o trascorrerà del tempo con quella persona, quel momento sarà gioioso, renderà gioiosi. Quasi a dire che la gioia non è per forza solo una ventata invisibile, inafferrabile, imprevedibile; forse la si può acchiappare, ricreandola quando possibile o quanto meno tenendo a mente il ricordo di qualcosa di gioioso e tornandoci col pensiero tutte le volte che vorremo. Perché tutti noi abbiamo qualcosa, grande o piccolo, costoso o a buon mercato, raro o comune, lontano o vicino, che ci rallegra e piacevolmente commuove.

Share this:

  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
milano progetto per sé progetto per se psicologa psicologia psicologo Silvia Martinelli

Navigazione articoli

Vergogna
Disgusto
Un sito WordPress.com.
  • Segui Siti che segui
    • Progetto Per Sé
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Progetto Per Sé
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Copia shortlink
    • Segnala questo contenuto
    • View post in Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...